CAPITAN LAOS
Boat Experiences

Pensiamo che la scoperta della Riviera dei Cedri, meriti d'iniziare da un punto di partenza privilegiato: il mare.

Scopri la Riviera in gommone

La costa tirrenica a nord della Calabria, racchiude innumerevoli e stupende bellezze naturali che meritano, senza dubbio alcuno, di essere apprezzate.
Capitan Laos, intende arricchire la vacanza attraverso la descrizione dei posti più belli e meritevoli dello sguardo attento del turista amante del mare, suggerendo due itinerari da effettuare rigorosamente in gommone, costeggiando comodamente le bellissime scogliere e le interminabili spiagge: il primo in direzione nord e l’altro verso sud, partendo sempre da Torre Talao, la costruzione cinquecentesca edificata su quello che un tempo era un isolotto (oggi totalmente sulla terraferma) che a sua volta diede il nome alla città di Scalea. Gli itinerari prevedono, tra l’altro, l’escursione alle uniche isole della Calabria: quella di Cirella, nella frazione di Diamante e quella di Dino a Praia a Mare.

Torre Talao

Itinerario sud-nord: da Scalea a Maratea

Volgendo la prua verso nord, si percorre la lunga spiaggia che porta alla scogliera dell’Ajnella, la più bella dell’intera Riviera dei Cedri: un concerto di rocce, nido di gabbiani, popolato da una fauna marina variopinta fino all’inverosimile. Per il Metastasio, inventore del melodramma italiano, l’Ajnella è la reminiscenza più nitida: egli evocava ricordi mitici dell’epoca greca, l’epoca degli eroi, che cantò nelle sue opere.
Ajnella
Ajnella

Lasciata l’Ajnella, appena superata la costa caratterizzata da numerosi scogli e bassi fondali, ci si imbatte nella grotta del Trasə e Ješcə (entra ed esci): un traforo naturale che fino a pochi anni fa era navigabile e portava dritto alla spiaggia della Jiditalə, oggi raggiungibile costeggiando la grotta appena citata. Dopo una sosta nell’intima spiaggetta, spesso coperta da poseidonia disseccata, il viaggio continua passando davanti alla grotta del Bacio, così piccola da poter essere visitata solo in canoa o a nuoto calandosi nel verde smeraldo del mare. Proseguendo, a breve distanza si apre la grotta più grande chiamata della Pecora per via di alcune formazioni rocciose visibili sull’arco naturale all’ingresso, che ricordano la testa dell’ovino. L’antro può ospitare fino a tre o quattro piccole imbarcazioni. L’azzurro del mare, illuminato dai raggi del sole, richiama la grotta Azzurra di Capri e, una volta all’interno, si può godere il profumo del mare lasciandosi cullare dalle onde.

Jiditalə

Dopo la grotta della Pecora si va ancora verso nord, superando ‘a Punticellə, in un mare blu con fondali più profondi e ricchi di fauna e flora sottomarina dagli incredibili colori. Questa parte di scogliera racchiude due piccolissime spiagge, l’Acqua adućə (acqua dolce) e ’a Sicculillə, entrambe raggiungibili a nuoto o dalla terraferma. Qui la scogliera, ricca di secche, è di una bellezza da togliere il fiato e si estende fino a un’ampia insenatura che conduce alla spiaggia del Carpino, per metà parte del territorio di Scalea e metà di San Nicola Arcella.

'a Sicculillə
Carpino

Lasciato l’arenile del Carpino, la scogliera si presenta alta e a strapiombo sul mare. Superata la punta torre Dino (o Capo Scalea), proprio sull’imponente parete che porta verso San Nicola Arcella, i pescatori del luogo individuarono una particolare formazione rocciosa, simile al padiglione di un orecchio, denominandola, appunto, Orecchio di Fra Girolamo. Una volta sul posto, i turisti più curiosi, si dilettano ad ascoltare la potente eco generata dalla particolare forma della roccia.

Orecchio di Fra Girolamo

Andando avanti, s’incontra “’u zuongolo i mare”: una sorta di piscina naturale dove approdare per una salutare nuotata o per un bagno di sole!

’u zuongolo i mare

Procedendo verso la terraferma, su un promontorio si incontra la cinquecentesca Torre Crawford, detta così in omaggio allo scrittore statunitense Francis Marion Crawford, autore di storie d’amore e di avventura, che nel 1877 approdò sulle coste meridionali italiane innamorandosi del posto. Egli tornò spesso a San Nicola, soggiornandovi alla ricerca di luoghi e tracce del passato medievale di questa zona, in seguito divenuti l’ambiente ideale per i suoi racconti intrisi di mistero. Dotò il porto naturale di anelli per facilitare l’ormeggio alle navi e si preoccupò di trovare l’acqua per bere e quindi vi sistemò la lapide che dice: “O marinai che vi dissetate su questo lido ove non si trovava stilla d’acqua, pregate per l’anima di colui che aperse questa fonte”.

Spiaggetta Crawford

Da qui si apre la baia con la bellissima ed accogliente spiaggia, e un approdo naturale noto fin dall’antichità ai naviganti come i Fenici, i Greci, i Romani e, successivamente, comodo scalo per le navi corsare nel Medioevo. Ancora oggi, viene utilizzato come riparo per le imbarcazioni dei pescatori.

Torre Crawford

Si lascia la baia superando la prima parte della scogliera per arrivare così all’ormai famosa grotta dell’Arcomagno, la cui bellezza ogni anno richiama migliaia di turisti da tutto il mondo. È una delle più suggestive della costa calabrese e il nome deriva dal grande arco di roccia, che al suo interno racchiude una piccola laguna e una spiaggetta circondata da una fitta vegetazione tipica mediterranea che conserva ancora gelosamente il suo carattere selvaggio e dove, scavando nella sabbia, si può scoprire facilmente una fonte di acqua dolce.

Dopo l’Arcomagno incontriamo lo scoglio dello Scorzone, proprio di fronte alla piccola spiaggia e alla grotta del Prete. Da qui, lo sguardo volge verso nord, dove si delinea il golfo di Policastro con innanzi l’imponente isola Dino. Un tempo, assieme a quella di Cirella e allo scoglio di Torre Talao, formavano un trittico di isole, poste a guardia della Riviera dei Cedri, ricordate da Omero nel dodicesimo libro dell’Odissea, come gli “scopuli errantes” (scogli erranti).

Lo scoglio dello Scorzone di fronte alla spiaggia del Prete. In fondo l'isola Dino

Il lungo litorale, dalla colorazione scura, termina con la torre di Fiuzzi. Di fronte la stupenda isola Dino, caratterizzata da una superficie di circa cinquanta ettari ed un’altitudine massima di cento metri con pareti a strapiombo che, specie sul lato nord, diventano spesso meta di audaci tuffatori.

Capitan Laos, suggerisce la circumnavigazione in senso orario partendo dall’arenile, all’altezza della torre di Fiuzzi. L’isola presenta ben sette grotte, la prima è quella del Monaco, con pareti verdi smeraldo. A seguire quella del Leone, detta così per la formazione rocciosa, che richiama la sagoma del felino. Si arriva, quindi, alla grotta Azzurra che, grazie ai suoi colori che variano dal turchese al verde-azzurro, ricorda quella più famosa di Capri. Lunga all’incirca settanta metri, mostra una profondità attorno ai dodici metri. A seguire, la grotta delle Cascate, poco conosciuta poiché l’entrata è nascosta da una parete rocciosa e perché è possibile entrarvi solo con piccole imbarcazioni o a nuoto. Al suo interno, è ricca di stalattiti e stalagmiti, le acque sono basse e si estende per circa sessanta metri, mostrando le sue pareti bianche e lisce che riflettono tutto l’azzurro del mare. Il fondale trasparente consente di vedere diverse vasche di varia grandezza e poco profonde. Avvicinandosi alla punta ovest ci si imbatte nella grotta del Frontone che risiede a circa dieci metri di altezza sul livello del mare. Si arriva, quindi, alla grotta del Gargiulo riservata solo ai sub esperti poiché situata a una profondità di circa diciotto metri. Infine, dopo aver navigato per tutta la costa nord, si raggiunge la grotta delle Sardine, così chiamata per i banchi di pesci che affollano le sue acque. Poco prima di quest’ultima grotta si trova, di fronte a Capo dell’Arena, un piccolo molo di attracco, dove sostare ammirando l’isola in tutta la sua maestosità e godendo di un salutare bagno nel blu del Tirreno, prima di percorrere tutto il litorale che porta da Praia a Mare a Tortora Lido: una spiaggia interminabile e senza interruzioni.

E qui ha termine la Calabria, ma un salto nell’unica parte di Basilicata che si affaccia nel Tirreno non può mancare!
La bellissima costa di Maratea ha inizio proprio al confine tra Calabria e Basilicata, alla foce del fiume Noce in località Castrocucco. L’intera riviera è caratterizzata da alti costoni rocciosi inframmezzati da cale, anfratti e spiagge spesso protetti dalla caratteristica macchia mediterranea.

Appena lasciato l’arenile calabrese, si va verso nord incontrando la spiaggia della Secca, uno dei più incantevoli angoli della costa lucana. Il luogo è dominato da scogli e da un isolotto detto “u Tuppu”. Da qui, volgendo lo sguardo verso la terraferma, è possibile ammirare la costruzione medievale del Castello di Castrocucco.

La Secca

Più avanti s’incontra Punta Caina con la grotta delle Cetroselle, e la spiaggia di Santa Teresa.
La costa è un susseguirsi di calette, secche e fondali marini profondi e incontaminati per la gioia dei sub: si ricordano le spiagge di Santa Teresa, “d’a Scala” o Cala Ficarra, Macarro. Le spiagge di Cala Vecchi e Illicini, la punta della Matrella, la grotta della Sciabella, la bellissima spiaggia di Cala Iannita o Nera; la grotta “’i Giorgiu”, la spiaggia “d’i Vranne” e quella di “Funnicu Regiu” e, in località Marina, la grotta “d’i Monacelli”, raggiungibile solo in barca.

Si arriva quindi al porto. Qui è possibile ormeggiare il gommone per ristorarsi, visitare la zona antistante o decidere per un’escursione alla statua del Redentore, in cima al monte San Biagio, con il supporto di una navetta.

Itinerario nord-sud: da Scalea a Diamante

Il lungo arenile che da Scalea porta verso Diamante, è interrotto dal fiume Lao. Il corso d’acqua, nasce in Basilicata nel Parco Nazionale del Pollino e, dopo aver percorso i suoi cinquantacinque chilometri in una natura ancora selvaggia, le acque limpide sfociano nel mar Tirreno vicino al confine sud di Scalea. Per le caratteristiche di navigabilità, in alcuni tratti è spesso frequentato da appassionati di rafting e canoa. Da qui, volgendo lo sguardo verso la terraferma, è possibile ammirare lo spettacolo naturale unico di un territorio che contrappone, all’ampia pianura ricca di cedriere e di ulivi, le cime di monti che in alcuni casi superano i duemila metri di altitudine. 

La spiaggia di Scalea

A sud del fiume Lao, la lunga spiaggia attraversa la marina di Santa Maria del Cedro, località nota dappertutto proprio per la coltivazione dell’agrume tipico dal quale si ottengono sciroppi, liquori e altre mille leccornie pasticcere. Nel suo territorio, inoltre, è possibile visitare gli scavi di Laos, risalenti al 510 a.C.

Si va ancora verso sud percorrendo la spiaggia di Grisolia lido fino a scorgere il promontorio di Cirella. La costa è qui ricca di scogli bassi attraversati i quali si arriva sul lungo arenile che porta a Diamante. Ma, proprio di fronte alla spiaggia si presenta, con tutta la sua naturale bellezza, l’isola che prende il nome dalla stessa località.

L'isola di Cirella

L’isola di Cirella ha una superficie di 0,12 chilometri quadrati ed un’altezza massima di circa 40 metri. Si presenta ricca di grotte ed insenature ed è coperta dalla vegetazione tipica della macchia mediterranea. Sulla sommità si possono ammirare i ruderi della cinquecentesca torre di guardia. Presso i fondali dell’isola, nell’agosto del 2022 è stato inaugurato Atlantide, un museo subacqueo contenente una serie di statue, create dell’artista Francesco Minuti in collaborazione con l’Ente Parchi Marini di Calabria e realizzato con materiali eco-compatibili, capaci di favorire lo sviluppo di alghe, pesci, spugne, molluschi e microrganismi.

Si consiglia la circumnavigazione dell’isola, per apprezzarne la natura incontaminata e la costa frastagliata, prima di puntare verso Diamante.

La città, detta anche Perla del Tirreno, si presenta dopo aver percorso il lungo arenile.
Da qui inizia un tratto di scogliera che porta a un piccolo approdo proprio di fronte al centro. Lasciata l’imbarcazione, si può visitare il dedalo di vicoli che pone in bella mostra i circa duecento murales realizzati da diversi artisti. Per tale motivo, Diamante fa parte delle cosiddette “Città dipinte”. Ma il paese è anche la patria del peperoncino ed ogni anno, a settembre, viene organizzato un festival che richiama l’attenzione di turisti da tutte le parti d’Italia.

Diamante e il porticciolo